Contenuti e storytelling si intrecciano facilmente quando si parla di blog: la sua stessa flessibilità, la possibilità di inserire nuovi argomenti, la semplicità di utilizzo rappresentano un valore che può convertirsi nel rischio di divagare o di uscire dal contesto sull’onda della rapidità con la quale è possibile inserire articoli e fotografie.

Per questo, prima di analizzare la semantica, il tone of voice, lo stile di scrittura qualche appunto circa i contenuti è bene sia chiaro, per non perdersi lungo la strada: non c’è nulla di peggio di un blog senza un argomento chiaro, che rischia di provocare nel lettore o fastidio per la perdita di tempo o disorientamento perché non riesce a identificare quel che cerca all’interno.

Quelle che seguono non sono regole: credo ci voglia la massima libertà per praticare un’attività creativa come la scrittura, sono semplicemente spunti da tener presenti quando ci si incammina lungo una strada disseminata di ostacoli.

Prima dei problemi di Serp o di SEO, che non sono da trascurare, c’è da domandarsi che storia racconteremo in questo giornale online: perchè possiamo ottimizzare la Seo, indicizzare articoli e fotografie, generare pagine perfette senza che queste attirino la lettura e soprattutto senza che queste fidelizzino i lettori.

Se mancano i contenuti, la storia, e se manca il cuore, il risultato sarà l’indifferenza.

elaborare contenuti

 

1 – il contenuto migliore è quello di cui ho competenza

sembra una banalità, ma competenza non è sinonimo di un paio d’ore passate navigando tra wikipedia e forum: è il frutto di tempo, fatica, passione e attenzione. Quando creiamo un blog dobbiamo per prima cosa domandarci in che cosa siamo competenti, e sulla base di quelle competenze elaborare contenuti.
Nel corso della mia carriera di copywriter ho dovuto diventare competente in settori differenziati: farlo ha richiesto tempo, curiosità e alla fine è diventata una passione scoprire nei dettagli mondi diversi.

Se il blog che ci stiamo predisponendo a mettere on line non contiene informazioni utili, sarà inutile leggerlo per chi lo trova.

Per questo, chiediamoci che cosa sappiamo davvero, che cosa conosciamo bene, cosa vogliamo condividere: scegliamo benel’argomento di cui parleremo, e accertiamoci di conoscerlo in profondità.

2 – un buon contenuto è un contenuto chiaro ed univoco.

Individuato l’argomento, non possiamo sfuggirgli: se il blog parla di cani, posso citare anche i gatti, ma non farli diventare i protagonisti.

Per verificare se “siamo sul pezzo” io consiglio di lavorare all’articolo partendo dai tag: elenco nell’area tag del blog quelle che sono le parole chiave che utilizzerò nell’articolo che sto scrivendo e rifletto se quei termini sono davvero attinenti all’argomento generale.

Se lo sono, vado avanti: altrimenti, cestino senza pietà (in realtà butto tutto in una cartella esterna dove tengo gli spunti che mi sono venuti in mente e che ancora non so come usare)

3 – contenuti pieni di modestia

Scrivere un articolo significa proporre la propria esperienza e la propria competenza ad un pubblico che potrebbe contenere altri esperti: rapportarsi con un collega, un professionista, un concorrente attraverso il dialogo è una forma di intelligenza digitale.

Può accadere che ci siano critiche, che ci siano anche interventi da troll (sgradevoli ma ci sono): gestire il tutto con modestia e con buonsenso migliora la percezione della nostra professionalità e del nostro equilibrio.

Può succedere di instaurare rapporti, creare micromondi e dialogare: un buon blogger è un blogger che si mette sempre in discussione, che accetta le critiche e le verifica, ed è disposto al dialogo.

4 – idee verificate

Ogni argomento può essere analizzato da diversi punti di vista: se in un articolo riusciamo a citare fonti a sostegno di quello che stiamo raccontando avvaloriamo la nostra tesi, e non è detto che non si possa citare anche una voce diversa. Offrire una panoramica dei contenuti ci rende più ricchi, e meno improvvisati.

5 – Fidelizzare i lettori

Ci sono molti modi per fidelizzare chi legge: possiamo divertire, far arrabbiare, o informare. L’importante è non trattare i propri lettori come minus habens, offrendo lo stesso rispetto che si dovrebbe offrire a un cliente importante del negozio, dello studio o dell’azienda. I lettori non sono mai stupidi, e c’è da chiedersi se non siamo noi a esser poco chiari a volte.